lunedì 25 febbraio 2008

Mirandola, febbre a 90° per i Gunners

Questa sera a Londra il Milan nella tana dell'Arsenal In provincia di Modena un piccolo club biancorosso

Italiani che tifano per l'Arsenal se ne possono trovare senza troppe difficoltà. Basta farsi un giro su internet e visitare il forum a loro dedicato (http://euroarsenal.mondoweb.net/), realizzato dal romano Massimiliano Troiani. Oppure, se vi capita di andare a vedere una partita all'Emirates Stadium a Londra, sarà molto facile che possiate incontrare Elio Segurini, un cesenate che di match casalinghi di Adebayor e compagni se ne vede di persona almeno una decina l'anno e che è dal 1984 che bazzica quelle stradine del Nord di Londra rese famose da Febbre a 90° di Nick Hornby. Ma forse la persona più rappresentativa fra tutti i supporter di fede bianco-rossa che vivono nel nostro paese è Stefano Maini, fondatore e presidente dell'Arsenal Club Italia. Farsi una chiacchierata con lui equivale a ripercorrere a ritroso una quarantina d'anni di storia della compagine di Avenell Road, se non dell'intero movimento del calcio inglese. Uno che la passione per l'Arsenal l'ha trasmessa al padre e al figlio.
In quanti sarete questa sera all'Emirates per la sfida con il Milan?
In sette, ma al ritorno a San Siro saremo in venti. Io non ci sarò per problemi familiari, però farà parte del contingente mio figlio, che dovrà scegliere tra Arsenal e Milan, visto che è anche tifoso dei rossoneri. Spero faccia la scelta giusta, io ci terrei a vendicare la sconfitta subita nella Super Coppa Europea 1994-95 proprio per mano del Milan. Dopo aver battuto negli anni squadroni come Juventus, Roma ed Inter ora tocca a loro. E poi sarei particolarmente contento che la filosofia dell'Arsenal, che punta tanto sui giovani, avesse la meglio su quella dei milanisti, che invece si basano quasi esclusivamente su giocatori di esperienza ma abbastanza avanti con gli anni.
Parliamo del vostro club. Quando e come nasce?
Nella stagione 1999-2000. Ebbi la felice intuizione di mettere un annuncio sul Guerin Sportivo per cercare tifosi dei Gunners come me. Mi risposero subito una quindicina di appassionati. Poi man mano ci siamo ingranditi, fino ad arrivare agli attuali 130 membri, sparsi per tutto lo stivale. Alcuni sono veramente incredibili, come Renato Barili, di Como. Lui è un data base vivente, sull'Arsenal sa tutto. Formazioni, risultati, potete chiedergli qualsiasi cosa e lui vi risponderà.
In cosa consistono le vostre attività?
L'appuntamento principale è il pranzo annuale, che di solito si tiene a fine maggio qui da me, a Mirandola, in provincia di Modena. L'anno scorso eravamo più di 30, tutti rigorosamente con la maglia dell'Arsenal. Poi grazie ad internet sono in contatto diretto praticamente tutti i giorni con buona parte degli iscritti. Otre alla tessera e al distintivo che ogni nuovo adepto riceve in cambio della modica quota associativa di 10 euro, produciamo t-shirt, cappellini e sciarpe del club. I nostri gadget sono molto popolari, ce li richiedono anche i collezionisti inglesi.
Avete una sede?
Una sede vera e propria non c'è. Però casa mia attira l'attenzione di molti membri del club. E' una specie di museo. Ho tutti i programmi delle partite dell'Arsenal dal 1968-69, una quarantina di magliette e una collezione di oltre quattromila spillette.
Siete un club ufficialmente riconosciuto dall'Arsenal?
Certo. Siamo gli unici in Italia ad avere un rapporto diretto con la società su a Londra. In questo modo possiamo ottenere i biglietti per le partite. Anche grazie ai numerosi vantaggi che offrono le compagnie aeree low cost, ad ogni match che si tiene all'Emirates c'è almeno uno dei nostri. Alla gara d'esordio nel nuovo impianto, nell'agosto del 2006, eravamo addirittura una decina. E considera che quei tagliandi sono costosi e difficili da reperire, la lista d'attesa degli abbonati supera le 20mila persone.
Come sono i rapporti con i tifosi inglesi?
Ottimi, abbiamo fatto amicizia, ci inviatno anche nei loro club privati nei pressi dello stadio. Lì dove se non sei un vero gooner non entri.
Come nasce la tua passione per l'Arsenal?
Nel 1966, all'epoca dei mondiali in Inghilterra, mi innamorai del football dei maestri. Poi nel 1970-71 iniziai a seguire i Gunners. Quella stagione vincemmo sia la coppa che il campionato, per la prima volta nella nostra storia. Era il team dell'allenatore Bertie Mee, ex fisioterapista, e di campioni come Charlie George, Franck Mc Lintock e George Armstrong, una squadra forte e spettacolare. A volte penso che sarei dovuto nascere oltre Manica, vuoi per la mia anglofilia, vuoi per la mia fede calcistica.
In 40 anni di storia sia l'Arsenal che il calcio inglese sono cambiati tanto. Che ne pensi?
Devo dire che la svolta che si è avuta negli anni ottanta nella gestione del tifo e nella ristrutturazione degli impianti era necessaria, non si poteva andare avanti in quel modo, con la violenza degli hooligans e strutture decrepite e pericolose. Se penso alla mia squadra è scontato che mi manchi il vecchio Highbury, però penso che il trasferimento ad uno stadio più grande e moderno fosse indispensabile. Sarebbe stato bello se invece di demolire Higbury e al suo posto tirare su un complesso residenziale l'avessero lasciato in piedi come una sorta di museo. Ma le esigenze finanziarie del club erano altre.
Non è la prima volta che l'Arsenal incrocia una squadra italiana in Europa...
Ricordo con piacere la mitica vittoria dei Gunners nella Coppa delle Coppe 1979-80 a Torino sulla Juventus. Dopo l'1-1 dell'andata la squadra allora guidata da Trapattoni puntò a non prenderle. E invece a un minuto dalla fine fu punita da un gol di Paul Vaessen, che poi si è perso e nel 2001 è morto per overdose di eroina. Io ero a casa di un mio zio a vedere quella partita. Alla mia esultanza al nostro gol lui con stupore mi disse: «Guarda che non ha mica segnato la Juve».
Il tuo giocatore preferito?
George Armstrong. Un'ala che sapeva crossare in modo incredibile. Ma soprattutto un grande uomo squadra e una persona eccezionale, uno dei simboli del double del 1971. Con l'Arsenal ha giocato ben 500 partite. Purtroppo se n'è andato qualche anno fa, ma i veri supporter dei Gunners non se lo dimenticheranno mai.
Di recente anche Nick Hornby ha detto che questo Arsenal senza neanche un inglese in campo non gli piace più come una volta...
Pesa anche a me, ma è una scelta dell'allenatore, Arsene Wenger. E' lui che comanda ed è lui che ha sempre puntato sui giovani. Non mi sta granché simpatico ma l'anno scorso, durante il ritiro estivo in Austria, l'ho pure salvato da un bel volo in bicicletta.

Da Il Manifesto, 20 febbraio 208

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