Dal 2013 al 2016 i club della Premier League incasseranno l’astronomica cifra di tre miliardi di sterline (circa 3,7 miliardi di euro) dalla cessione dei diritti televisivi sul territorio nazionale. Sky farà come al solito la parte del leone – trasmetterà 116 match l’anno – mentre la novità assoluta British Telecom – che sostituirà la ESPN – manderà in onda 38 gare. Si passerà da 138 a 154 partite tra anticipi e posticipi (tutte le gare delle 15 del sabato pomeriggio non vanno mai in diretta TV), ma soprattutto ci sarà un incremento del 70 per cento rispetto all'ultimo contratto siglato dai vertici del massimo campionato inglese e gli amministratori delegati dei canali satellitari.
Il tutto in attesa della vendita dei diritti all'estero, che pure si prevede possa fruttare più denaro rispetto alla precedente, attestatasi a 1,4 miliardi di sterline. Si calcola che grazie ai soldi di Sky e BT ogni club guadagnerà circa 14 milioni in più l'anno. Alla faccia della crisi che ancora attanaglia il Regno Unito! Insomma, tutti felici e contenti per questo nuovo successo commerciale della Premier? Non proprio. È molto probabile che i “tifosi da poltrona” si ritroveranno un abbonamento mensile più salato, mentre il dubbio che i milioni di euro addizionali possano fare la felicità di agenti e giocatori, i cui stipendi sono in costante crescita, non è certo così campato in aria. Non a caso gli ultimi dati disponibili, relativi alla stagione 2010-11, ci raccontano di 12 club di Premier su 20 (il 60 per cento) in perdita.
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