giovedì 10 dicembre 2009

Zamora e i ciber-tifosi

Bobby Zamora è il classico attaccante inglese vecchio stampo. Un lungagnone che ci mette tanta grinta, buono a colpire la palla di testa, con un discreto fiuto del gol, ma dotato di mezzi tecnici a dir poco limitati. Nato e cresciuto a Barking, nell’East End londinese, il buon Bobby ha imparato fin da piccolo a non farsi mettere i piedi in testa, dal momento che nell’area della metropoli inglese dove abitava non era – non è – sempre tutto rose e fiori. Quando era ragazzino, grazie alla sua determinazione, Zamora si è messo ben presto in evidenza nel Senrab F.C., mitico club delle Sunday Leagues (divisioni amatoriali) dove ha giocato insieme a gente del calibro di John Terry e Ledley King.

Domenica scorsa il suo carattere di East Ender fiero e deciso è uscito fuori con prepotenza in occasione di un evento che, in teoria, per lui sarebbe dovuto essere lieto, e che invece si è trasformato in una fonte di polemiche. Il nostro ha segnato il gol della vittoria nel match casalingo di Premier contro il Sunderland, astenendosi però dal festeggiare. Anzi, rabbuiato in volto, ha mandato a quel paese qualcuno senza troppi giri di parole o forbite espressioni oxfordiane. Le sue lamentazioni erano dirette ad alcuni tifosi assiepati sugli spalti del vecchio Craven Cottage, impianto tra i più belli e “old style” di tutto il calcio mondiale? Forse, ma non è così scontato. La colorita risposta era infatti in riferimento ad aspre critiche ricevute sui forum aperti su internet dai sostenitori dei Cottagers. Gente che si è spinta a dire che se mai Zamora avesse vestito la maglia dell’Inghilterra “Gesù avrebbe pianto”.

L’ex giocatore di Tottenham e West Ham United – squadra per cui ha fatto il tifo fin da bambino e che nel 2005 riportò in Premier con un suo celeberrimo gol nella finale dei play off di Championship contro il Preston – non ha proprio mandato giù il fatto di essere insultato da persone che rimangono per lo più anonime e che si fanno scudo di una tastiera e di uno schermo di computer. Una cosa che, evidentemente, ha anzi letteralmente mandato in bestia il povero Bobby, abituato a trattare con la gente in maniera molto più diretta, da puro East Ender che, figlio di immigrati di Trinidad & Tobago, qualche volta forse avrà pure dovuto difendersi per il colore della sua pelle. Intendiamoci, Zamora è uno degli idoli assoluti dei supporter del Fulham. Nonostante da quando sia giunto al club che ha sede nel ricco ed elegante quartiere della parte ovest della città nell’estate del 2008 non abbia ancora raggiunto la doppia cifra di realizzazioni, il suo dare sempre il 100 per cento in campo viene immensamente apprezzato dalla stragrande maggioranza degli appassionati. La minoranza silenziosa – almeno allo stadio – continuerà a pontificare sulla rete, uno strumento che l’attaccante del team che fu anche di George Best e Bobby Moore sembra detestare con tutto il cuore.

È invece un grande esperto di internet uno degli avversari di Zamora nella gara del “fattaccio”. Anche lui centravanti, ma senza dubbio più valido dal punto di vista tecnico, Darren Bent ha accelerato il suo passaggio dal Tottenham al Sunderland usando Twitter per manifestare tutta la sua frustrazione per l’allora situazione di stallo del suo trasferimento nel Nord-Est dell’Inghilterra. Daniel Levy e Harry Redknapp, rispettivamente presidente e allenatore degli Spurs, hanno prontamente ascoltato il “cinguettio” di Bent e l’affare tra i due club si è compiuto senza troppe esitazioni. Il Tottenham ci ha guadagnato circa dieci milioni di euro e maggiore serenità in una squadra dove gli attaccanti sono tanti e segnano pure con costanza, il Sunderland ha potuto accogliere un giocatore che si sta mettendo in grande evidenza e non a caso potrebbe rientrare tra i 23 che Fabio Capello porterà in Sud Africa per il Mondiale.

Un altro utente di Twitter è monsieur Thierry Henry, che sul sito di social network ha chiesto scusa al mondo intero per la “maradonata” contro l’Irlanda, non riuscendo però ad evitare l’ira – e le rappresaglie – dei bulli telematici. Per la cronaca, negli ultimi giorni Henry non si è fatto più vedere nell’etere cibernetico…

Tratto da Goal.com

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