venerdì 29 maggio 2009
Povero Southampton
Prima la retrocessione in League One, poi l’amministrazione controllata e il rischio, concreto, di sparire dalla circolazione, quindi la penalizzazione di 10 punti da scontare nel corso della prossima stagione. Ora si è appreso che lo staff del club non potrà pagato per almeno una settimana. In cassa, evidentemente, non ci sono più soldi. Il problema, almeno a breve termine, potrebbe essere risolto con la cessione del centrocampista offensivo Nathan Dyer allo Swansea City per 400.000 sterline. Intanto si cercano acquirenti in grado di salvare la compagine della costa meridionale dell’Inghilterra, il cui debito complessivo ammonta a 30 milioni di sterline. Negli ultimi giorni si è parlato di un interessamento della Pinnacle Property Consultants, un consorzio di uomini di affari locali sostenuto dall’ex stella dei Saints Matt Le Tissier.
giovedì 28 maggio 2009
Annotazioni a margine
E' sempre una bella esperienza seguire dal vivo un evento così importante e sentito come una finale di Champions League. Personalmente avrei fatto volentieri a meno di alcuni inutili orpelli come lo "spettacolino" pre-gara e gli omini giganti gonfiabili con la maglia del Barcellona, però tutto sommato va bene così. Fa sempre piacere, invece, notare come altrove, non da noi almeno, ci sia ancora una sana cultura sportiva. Vedere tutto il team del Manchester United schierato in campo ad applaudire i giocatori giubilanti del Barça che alzano la coppa per credere. Nessuno si è rifuggiato negli spogliatoi, bontà loro. Certo, battevano le mani a malincuore, ma quello ci può stare...
Mi ha poi colpito l'aria dimessa, oserei dire affranta, di Sir Alex Ferguson nella conferenza stampa post-partita. A dirla tutta ha trovato il tempo di redarguire un giornalista inglese che gli aveva posto una domanda da lui subito bollata come "stupida". Il giornalista si è poi scusato pubblicamente. Per finire, due parole sui fan dello United. In Curva Nord hanno seguito la partita tutti rigorosamente in piedi, come ai vecchi tempi.
Mi ha poi colpito l'aria dimessa, oserei dire affranta, di Sir Alex Ferguson nella conferenza stampa post-partita. A dirla tutta ha trovato il tempo di redarguire un giornalista inglese che gli aveva posto una domanda da lui subito bollata come "stupida". Il giornalista si è poi scusato pubblicamente. Per finire, due parole sui fan dello United. In Curva Nord hanno seguito la partita tutti rigorosamente in piedi, come ai vecchi tempi.
mercoledì 27 maggio 2009
Man U - Barcellona, terza puntata
Il Manchester United perde la prima finale di Champions League della sua storia al cospetto di un grande Barcellona. Vittoria meritata dei blaugrana, che nel primo tempo capitalizzano al massimo il gol di Samuel Eto'o, per la verità segnato nel momento migliore dello United, poi nella seconda frazione di gioco macinano calcio e trovano il bis con Leo Messi. I Red Devils si sono fatti imbrigliare dalla fitta rete di passaggi degli avversari, e hanno pagato la serata negativa di uomini importanti come Carrick, Giggs e Park.
Purtroppo la memoria dei Sir Matt Busby non è stata onorata al meglio, come chiedevano i tifosi. Sarà, forse per un'altra volta, almeno considerando il potenziale tecnico del team di Alex Ferguson.
Man U - Barcellona, seconda puntata
Il grande giorno è finalmente arrivato. L'area dello stadio olimpico è stata presa d'assalto dai tifosi delle due squadre già nel primo pomeriggio, fortunatamente in maniera del tutto pacifica. Domani leggerete senza dubbio di fan che erano riusciti ad acquistare della birra nonostante i divieti e dell'enorme dispiegamento di forze dell'ordine. Tutto vero e abbastanza scontato. Rigidissimi i controlli per l'accesso ai vari settori dello stadio. Ho visto con i miei occhi persone alle quali non è stata garantita l'entrata causa mancata esibizione di un documento d'identità. Biglietti nominativi comprati dai bagarini? Probabile. Chissà quanto li avevano pagati...
In merito alla partita, nessuna novità di rilievo nella formazione dello United. Giocano Park e Giggs, come previsto.
In merito alla partita, nessuna novità di rilievo nella formazione dello United. Giocano Park e Giggs, come previsto.
martedì 26 maggio 2009
Man U - Barcellona, prima puntata
Oggi mi è toccato affrontare la canicola romana - veramente da incubo - per fare un "salto" allo Stadio Olimpico. Ne valeva la pena, visto che dovevo ritirare l'accredito per la finale di domani. Nei paraggi dell'impianto, impavesato con le bandiere delle due finaliste e dell'UEFA, c'erano già drappelli di tifosi di Manchester United e Barcellona (anche se questi ultimi erano in netta minoranza) in cerca di biglietti o semplicemente in "fase di sopralluogo". Di bagarini nemmeno l'ombra, almeno così mi è parso. Speriamo che la situazione del tutto tranquilla che ho trovato in queste ore si mantenga anche domani. Insomma, sarebbe cosa buona e giusta se non si dovesse leggere delle solite "puncicate"...
Happy Birthday, Sir Matt!
Fosse ancora vivo, oggi avrebbe compiuto 100 anni. Matt Busby, Sir per meriti sportivi, in oltre venti anni di carriera tra l’immediato dopo guerra e la fine degli anni Sessanta, ha plasmato a sua immagine e somiglianza un club ormai entrato nella leggenda: il Manchester United. Ormai divenuto un munifico brand globale, il team del Lancashire deve tanto, tantissimo a quello scozzese gentile, dal sorriso gioviale e dai modi garbati. Uno scozzese di Orbiston, un villaggio di minatori di carbone nel Lanarkshire, già provato in tenera età dalle asprezze della vita, dal momento che suo padre e tutti i suoi zii perirono durante la prima guerra mondiale. Se la cavò alla grande anche nei suoi anni da calciatore professionista, invero troppo pochi, a causa del secondo conflitto mondiale. Nonostante non fosse una mezzala scattante, fece comunque le fortune delle due squadre inglesi per cui giocò: il Manchester City e il Liverpool.
Dopo la cessazione delle ostilità, decise di rimanere nel mondo del calcio come allenatore, provando a risollevare le sorti di un club reduce da anni durissimi sotto tutti i punti di vista. Poche stagioni prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale era stato vicinissimo alla retrocessione in terza serie, il suo stadio era malmesso a causa dei bombardamenti e le sue casse ridotte all’osso. Eppure il Manchester United tornò a essere una forza del calcio inglese proprio grazie a Sir Matt.
Prototipo del futuro manager del calcio britannico e l’antesignano dei suoi compatrioti Bill Shankley, Jock Stein e Alex Ferguson, Busby era dotato di una grande personalità, nonostante l’impressione che dava di persona calma e tranquilla, e riusciva a gestire in maniera ottimale lo spogliatoio. Chi osava contrastarlo, o comunque si metteva contro gli interessi del club, veniva subito marginalizzato. Nel suo regno ultraventennale all’Old Trafford costruì tre grandi squadre, capaci di vincere cinque campionati, due FA Cup e una Coppa dei Campioni. La più forte e amata delle sue compagini è quella denominata dei “Busby Babes”, i ragazzini terribili che seppero incantare l’Europa e che solo una stramaledetta tragedia aerea, quella di Monaco di Baviera del 6 febbraio 1958, seppe sconfiggere. Il buon Matt, insieme a Bobby Charlton e a un drappello di giocatori, si salvò per miracolo.
Tuttavia Busby si sentiva responsabile per la morte dei suoi giovani campioni, colpevole di aver tradito la fiducia delle loro famiglie, alle quali aveva promesso di proteggere i loro figli. Ci volle allora tutta la pazienza di sua moglie Jean, che lo convinse a proseguire, a farlo in nome dei suoi ragazzi, che sicuramente avrebbero voluto che il Manchester United continuasse a essere una squadra forte e spettacolare in patria e in Europa. E così fu, anche grazie alle magie di George Best e Dennis Law. Prima di dire addio alla panchina, lo scozzese vinse la prima Coppa dei Campioni della storia dei Red Devils battendo a Wembley 4-1 dopo i tempi supplementari il Benefica di Eusebio. Non a caso domani nei minuti che precederanno il fischio d’inizio della finale con il Barcellona, con 16mila cartoncini colorati i tifosi dei Red Devils formeranno il profilo del grande Matt Busby e la scritta “For Sir Matt”. Ovvero, vincete per la leggenda.
Una verione ridotta di questo articolo comparirà oggi sul Manifesto.
Dopo la cessazione delle ostilità, decise di rimanere nel mondo del calcio come allenatore, provando a risollevare le sorti di un club reduce da anni durissimi sotto tutti i punti di vista. Poche stagioni prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale era stato vicinissimo alla retrocessione in terza serie, il suo stadio era malmesso a causa dei bombardamenti e le sue casse ridotte all’osso. Eppure il Manchester United tornò a essere una forza del calcio inglese proprio grazie a Sir Matt.
Prototipo del futuro manager del calcio britannico e l’antesignano dei suoi compatrioti Bill Shankley, Jock Stein e Alex Ferguson, Busby era dotato di una grande personalità, nonostante l’impressione che dava di persona calma e tranquilla, e riusciva a gestire in maniera ottimale lo spogliatoio. Chi osava contrastarlo, o comunque si metteva contro gli interessi del club, veniva subito marginalizzato. Nel suo regno ultraventennale all’Old Trafford costruì tre grandi squadre, capaci di vincere cinque campionati, due FA Cup e una Coppa dei Campioni. La più forte e amata delle sue compagini è quella denominata dei “Busby Babes”, i ragazzini terribili che seppero incantare l’Europa e che solo una stramaledetta tragedia aerea, quella di Monaco di Baviera del 6 febbraio 1958, seppe sconfiggere. Il buon Matt, insieme a Bobby Charlton e a un drappello di giocatori, si salvò per miracolo.
Tuttavia Busby si sentiva responsabile per la morte dei suoi giovani campioni, colpevole di aver tradito la fiducia delle loro famiglie, alle quali aveva promesso di proteggere i loro figli. Ci volle allora tutta la pazienza di sua moglie Jean, che lo convinse a proseguire, a farlo in nome dei suoi ragazzi, che sicuramente avrebbero voluto che il Manchester United continuasse a essere una squadra forte e spettacolare in patria e in Europa. E così fu, anche grazie alle magie di George Best e Dennis Law. Prima di dire addio alla panchina, lo scozzese vinse la prima Coppa dei Campioni della storia dei Red Devils battendo a Wembley 4-1 dopo i tempi supplementari il Benefica di Eusebio. Non a caso domani nei minuti che precederanno il fischio d’inizio della finale con il Barcellona, con 16mila cartoncini colorati i tifosi dei Red Devils formeranno il profilo del grande Matt Busby e la scritta “For Sir Matt”. Ovvero, vincete per la leggenda.
Una verione ridotta di questo articolo comparirà oggi sul Manifesto.
lunedì 25 maggio 2009
Owen Coyle is God!
Beh, così la pensano sempre di più i tifosi del Burnley, storico team del Lancashire che oggi ha fatto ritorno nella massima divisione inglese dopo ben 33 anni di assenza. L'1-0 della finale di Wembley contro lo Sheffield United non rispecchia l'andamento della partita, dominata, soprattuto a livello di palle goal, dai Clarets del tecnico irlandese Coyle. Devo dire che, partendo da una posizione di totale neutralità, sono comunque contento che una squadra che esprime un bel calcio e ha delle buone individualità (Eagles, Paterson, Blake, Elliott) posso fare il suo approdo in Premier, dove l'attende il sentitissimo derby con il Blackburn.
domenica 24 maggio 2009
Doveroso omaggio...
…per colui che ha fatto nascere la leggenda del Manchester United. Nei minuti che precederanno il fischio d’inizio della finale con il Barcellona, con 16mila cartoncini colorati i tifosi dei Red Devils formeranno il profilo del grande Matt Busby e la scritta “For Sir Matt”. Una motivazione in più per la squadra, e soprattutto un ricordo d’obbligo per il grande allenatore scozzese, del quale martedì 26 maggio cade il centenario della nascita. Proprio martedì sera la dirigenza del club inglese organizzerà una cena in un noto albergo romano. Ospiti d’onore Sandy e Sheena Busby, i figlioli di Sir Matt.
martedì 19 maggio 2009
Ancora maglie
Sollecitato da un commento ricevuto sull'ultimo post, faccio presente che di solito le divise dei team inglesi "durano" un biennio, salvo eccezioni per le magliette commemorative. Nel caso dell'Arsenal, quindi, l'attuale kit simil Charlton - come suggerito dall'amico Diego - "scadrà" a metà 2010.
P.S. anche io preferisco la divisa classica dei Gunners, quella degli anni Settanta, tanto per capirci.
P.S. anche io preferisco la divisa classica dei Gunners, quella degli anni Settanta, tanto per capirci.
lunedì 18 maggio 2009
I rugbisti del Chelsea
Ieri ho intravisto la nuova maglietta del Chelsea. Forse è solo una mia impressione, ma sembra più da rugby che da calcio...
giovedì 14 maggio 2009
Al vostro buon cuore
I "secessionisti" dell'FC United prendono di petto la crisi economica che sta affliggendo il Regno Unito trovando un modo alquanto originale per non perdere tifosi: far decidere loro il prezzo del prossimo abbonamento annuale. “Your season ticket, your choice”, ovvero il vostro abbonamento, la vostra scelta, è il titolo dell’iniziativa portata avanti nello spirito del supporters’ trust che ha fornito le basi per la costituzione del club – che quest’anno ha mancato di poco la qualificazione per i play off per raggiungere la Conference North, la sesta serie del calcio inglese. Secondo Jules Spencer, uno dei membri del consiglio del club (che ho conosciuto un paio di anni fa per un’intervista che mi serviva per il mio libro Made in England), in questo modo i meno abbienti potranno seguire lo stesso la squadra, mentre i più facoltosi potranno decidere di donare più soldi. Staremo a vedere se avrà ragione lui.
mercoledì 13 maggio 2009
L'addio di Coppell
Steve Coppell lascia la panchina del Reading. Fatale la sconfitta nei play offs contro il Burnley, che ha fatto seguito a un periodo ben poco esaltante per i Royals. Dispiace che l'ex giocatore del Manchester United e tecnico del Crystal Palace, tra i manager più corretti e preparati del panorama inglese, abbandoni il club che ha condotto fina alla storica promozione in Premier nella primavera del 2006. Devo però ammettere che, d'altro canto, mi fa piacere che un club di rilievo come il Burnley abbia adesso la possibilità di raggiungere dopo tanti anni la massima serie del calcio d'oltre Manica. E poi vedere l'esultanza dei tifosi dopo i fantastici gol di Paterson e Thompson mi ha sinceramente emozionato.
mercoledì 6 maggio 2009
Così non si fa
Capisco la delusione per il risultato e la voglia di evitare le solite interminabili code per lasciare l’Emirates Stadium, ma il cospicuo flusso di spettatori che ha abbandonato l’impianto dell’Arsenal a circa mezzora dalla fine della semifinale di Champions League non ha tenuto un comportamento da vero appassionato di football. Molto meglio quelli che a match concluso sventolavano le bandiere e inneggiavano alla squadra, piazzatasi pur sempre tra le prime quattro in Europa.
lunedì 4 maggio 2009
Corsi e ricorsi storici
Sono passati venti anni da quando Michael Thomas mise in ginocchio un Liverpool ancora sconvolto dal dramma di Hillsborough regalando all’Arsenal il titolo di campioni d’Inghilterra grazie alla miglior differenza reti. Ieri il Preston North End ha acciuffato per i capelli l’ultimo posto per i play offs della Championship grazie al numero di gol segnati (66) rispetto al Cardiff City (65), arrivato a pari punti e con la medesima differenza reti del team del Deepdale. Ovvio che il raffronto quasi non regge, però il fatto che alcune settimane fa proprio i Lilywhites abbiano battuto i gallesi per 6-0 e che i finalisti di FA Cup dello scorso anno abbiano perso per 1-0 contro uno Sheffield Wednesday senza alcuna motivazione la dice lunga su come siano arrivati malconci a fine stagione i Bluebirds e su come a volte il calcio sia veramente imprevedibile (e crudele).
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