domenica 27 novembre 2011

ll Punto sulla Premier – Il City rallenta, ma lo United non ne approfitta

Nel fine settimana funestato dalla terribile notizia della morte di Gary Speed solo un pareggio per entrambi i team di Manchester. Una menzione speciale per il Tottenham che, se non avesse iniziato in maniera pessima la stagione, ora si troverebbe testa a testa con il Manchester City.

COS'E' SUCCESSO – Swansea-Aston Villa si è disputata lo stesso, mentre Craig Bellamy ha chiesto e ottenuto di non essere schierato da Kenny Dalglish nell'undici titolare del Liverpool. L'incredibile fine dell'allenatore del Galles, nonché protagonista assoluto in Premier con ben 535 presenze, ha condizionato e non poco la domenica di campionato. Nel big match dell'Anfield Road i Reds hanno imposto il pareggio alla capolista, sfiorando il successo nel finale. Male Mario Balotelli, espulso. Manchester United infuriato contro l'arbitro Mike Jones, colpevole di aver dato retta al guardalinee nell'assegnare un (inesistente) rigore al Newcastle, uscito così imbattuto dall'Old Trafford. Paradossalmente i Red Devils hanno disputato una partita di gran lunga migliore rispetto a quelle viste nell'ultimo periodo, raccogliendo però un solo punto e non riuscendo così ad accorciare le distanze con i cugini. Brodino caldo per André Villas-Boas, che per il momento salva la sua panchina. I suoi Blues strapazzano un Wolverhampton troppo tenero per impensierire una compagine comunque in crisi come il Chelsea. Quinto successo consecutivo per il Tottenham, che a West Bromwich prima va sotto e poi dilaga. Ancora sugli scudi l'ex Gunner Emmanuel Adebayor. A proposito di Arsenal, brutta battuta d'arresto interna contro il Fulham, che raccoglie un punto d'oro nella lotta per non retrocedere. Nelle parti basse della classifica sprofonda il Blackburn, superato da uno Stoke alla prima affermazione dopo quattro sconfitte. Colpo di coda del Wigan, bravo a recuperare lo svantaggio sul campo del Sunderland – disastroso Wes Brown, responsabile per il goal del 2-1 dei Latics. Ancora malissimo il Bolton, che subisce l'espulsione di David Wheater dopo appena 20 minuti e poi deve alzare bandiera bianca al cospetto dell'Everton.

IL TOP – Un paio di settimane fa abbiamo affermato senza mezzi termini che il Liverpool è fuori dalla corsa al titolo. Continuiamo a pensarlo, però se dipendesse solo dagli scontri diretti forse i Reds potrebbero occupare ben altra posizione in classifica. Vittoriosi a Londra contro Chelsea e Arsenal, in casa hanno pareggiato con tutte e due le squadre di Manchester. Ma sia con lo United che domenica contro il City meritavano senza dubbio di aggiudicarsi l'intera posta in palio.

IL FLOP – Un'affermazione contro il Wigan poteva significare mettere parecchio fieno in cascina nella lotta per evitare il capitombolo in Championship. Il Sunderland aveva pure iniziato bene, portandosi in vantaggio, ma poi all'insegna di clamorosi errori difensivi e inconsistenza in attacco i Black Cats hanno finito per soccombere. Tra i boo del pubblico dello Stadium of Light, che aveva ben donde di essere infuriato.

LA SORPRESA – Reduce da un filotto di cinque vittorie consecutive in campionato, l'Arsenal era atteso da un compito relativamente facile contro il pericolante Fulham. I Cottagers non solo hanno giocato un'ottima partita, ma hanno anche sfiorato il successo. Ma di questi tempi dalle parti dell'Emirates anche pareggio è impresa non da poco.

TOH CHI SI RIVEDE – Con l'arrivo di Emmanuel Adebayor ha perso in maniera pressoché definitiva il posto da titolare. Ma oltre a segnare valanghe di goal nel campionato riserve (cinque nell'impegno infrasettimanale contro il Charlton), Jermain Defoe viene spesso impiegato da Harry Redknapp a partita iniziata per scardinare le difese avversarie. Contro il West Bromwich ha segnato il goal del 2-1 che ha spianato la strada agli Spurs, ormai a un passo dal secondo posto.

LA CHICCA – I giocatori dello Stoke City hanno raccolto l'invito di Robert Huth, uno dei promotori della raccolta fondi sulla ricerca sul cancro alla prostata, e da qualche giorno si sono fatti crescere i baffi, come si poteva ben notare nel match casalingo contro il Blackburn, dominato dai Potters.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Apostolos Vellios, ora in forza all'Everton, è un diciannovenne attaccante greco prelevato in estate dall'Iraklis. Il suo impatto in Premier è stato finora bel al di là delle attese. Nonostante non giochi quasi mai da titolare, infatti, ha già realizzato tre reti. I Toffeemen hanno un budget sempre più limitato, quindi riuscire a scovare giovani talenti per loro diventa di fondamentale importanza per mantenersi a buoni livelli in campionato.

Gary Speed è morto a soli 42 anni

L'allenatore del Galles e uno dei migliori centrocampisti degli ultimi anni pare si sia suicidato nella notte. Francamente stento a crederci, è una notizia sconvolgente, a dir poco...

venerdì 25 novembre 2011

Young guns

Lo inseguivano tutte le grandi, alla fine l'ha spuntata il Chelsea. Pare che Oluwaseyi Ojo, quattordicenne di origini nigeriane, sia un centrocampista dal fulgido futuro, tanto che i Blues per strapparlo al Franchise F.C. (pardon, ai Milton Keynes Dons) hanno sborsato 1,5 milioni di sterline, che potrebbero diventare due qualora il ragazzo si facesse valere. Nazionale under 16, Ojo potrebbe però essere uno degli ultimi adolescenti a venir pagato così tanto.

Secondo il nuovo sistema concordato dalla Football League, a fronte di un aumento dei fondi messi a disposizione anche dai club di Premier per i settori giovanili delle compagini di Championship, League One e Two, il “costo” delle promesse in erba dovrebbe diminuire. Staremo a vedere, nella speranza che lo strapotere della Premier League non l'abbia vinta ancora una volta...

giovedì 24 novembre 2011

Recensione molto gradita

Quella di Roberto Gotta sul suo blog Mr Football all'interno del sito del Guerin Sportivo. Lui sì che è un grandissimo esperto di calcio inglese, oltre a essere un ottimo giornalista.

Copio e incollo qui di seguito.

E quando Londra chiama siamo tutti sull’attenti, anche se la capitale si sta un po’ involgarendo. London Calling nella sua accezione migliore dal punto di vista calcistico, partendo dall’Arsenal ed estendendosi al resto della metropoli, è però il titolo dell’ultimo libro dell’accoppiata Luca Manes-Max Troiani, già autori di Celtic Forever, e un filo che collega due grandi squadre (e due grandi città di calcio) identificabili per qualcosa di più che non il nome e la notorietà si nota immediatamente.

Sarebbe disonesto recensire un libro che non abbiamo (ancora) letto, ma vi potete fidare del giudizio di Mister Football, perché dietro a London Calling c’è la garanzia di studio, serietà e passione da parte degli autori. E su questo ribadiamo il concetto a costo di essere pedanti e scontrosi: troppo facile negli ultimi tempi gettarsi a denti scoperti sul calcio inglese, divenuto una sorta di passione collettiva (che raramente hanno basi solide), troppi che vi si dedicano per puro cinismo e calcolo commerciale, mentre va molto più seguito chi, come Luca e Max, l’attrazione verso quel calcio la prova da quando qui in Italia essere appassionati di calcio britannico voleva dire sentirsi mosche bianche, sportivi quasi bizzarri, persino sospetti. Erano i tempi in cui i media di una nazione in cui alle partite si sparavano razzi assassini e petardi da marina preferiva ironizzare sugli hooligans (orrendi, per carità) e qualsiasi accenno di simpatia verso quel tipo di calcio, che vinceva coppe europee senza stranieri se non altri britannici, zero argentini e zero brasiliani, veniva osservato con perplessità quando andava bene. È un calcio non perfetto e non del tutto pulito in alcuni aspetti (alcuni dei personaggi che vi circolano non ci piacciono per nulla), ma non ha ancora prodotto scandali come Calciopoli, ed è già qualcosa, anzi molto. Luca e Max, anche se più giovani dell’estensore di Mister Football, hanno compreso questa realtà prima che il calcio inglese fosse accessibile a tutti, e per questo motivo ogni loro opera è, ci ripetiamo, una garanzia.

Per completezza e correttezza, infine, ecco l’auto-descrizione del libro, alias sinossi, anche se Mister Football, che è un po’ ignorante, non sa cosa voglia dire, esattamente.

“Monarchia, ma anche mode e sottoculture giovanili. Democrazia parlamentare e pure gruppi musicali. E ancora finanza e musical. Londra è sinonimo di queste e di un’infinità di altre cose. Non poteva allora non essere sinonimo di football. Nella capitale inglese sono state codificate le regole poi adottate in giro per il globo, sono nate la prima federazione nazionale, la prima lega e la prima competizione a squadre. Nessuna città al mondo può vantare così tante squadre professionistiche, così tanti derby, così tanti stadi. L’Arsenal, la squadra più amata a Londra, vanta in Italia un nutrito numero di fan club. Inoltre, sono decine di migliaia gli italiani appassionati del calcio inglese”…

… anche se, e qui si reinserisce il parere di Mister Football sulle ultime parole della sinossi, una volta scremato chi lo segue per moda senza averne compreso il reale spirito il numero scenderebbe di parecchio. Ma non è un peccato.

mercoledì 23 novembre 2011

Primo turno della coppa più bella del mondo

L'ho scritto tante volte: sono un inguaribile romantico, almeno quando si parla di calcio inglese. Però il pensiero che nessuno dei replay del First Round Proper della FA Cup si sia concluso ai rigori mi fa andare a ninna più sereno. Che ci volete fare, dipendesse da me la Coppa d'Inghilterra sarebbe ancora la competizione più prestigiosa del Pianeta. Purtroppo non lo è più, nemmeno per la maggioranza dei tifosi di oltre Manica. Ma meglio scacciar via i cattivi pensieri e accontentarsi del poco di un turno senza l'orrore dei penalty.

martedì 22 novembre 2011

ll Punto sulla Premier – Tra le grandi stecca solo il Chelsea

Male i Blues, ancora sconfitti in casa. Continua il testa a testa tra United e City, mentre le altre big londinesi non perdono un colpo
Ottime prestazioni per Arsenal e Tottenham, in corsa per un posto in Champions League nonostante un inizio campionato molto balbettante. Prima sconfitta stagionale per il Newcastle.

COS'E' SUCCESSO – Di questo passo raccontare delle gesta del Manchester City rischia di diventare stucchevole. I Light Blues vincono sempre (11 successi su 12 match giocati) e con un margine abbastanza ampio. Anche il Newcastle, fino a sabato imbattuto, non ha quindi fatto eccezione. A tenere viva la lotta per il titolo ci ha pensato il Chicharito Hernandez, che ha colpito a freddo uno Swansea alla prima sconfitta interna stagionale. Robin Van Persie sale a 31 gol realizzati nel 2011 e l'Arsenal prosegue la sua rincorsa alle posizioni di vertice dominando il Norwich ben al di là del 2-1 finale. Nono risultato utile consecutivo per il Tottenham, che stritola un Aston Villa troppo timoroso per impensierire gli scintillanti Spurs di questo frangente. Meritata affermazione del Liverpool allo Stamford Bridge, dove King Kenny Dalglish non ha mai dovuto soccombere né da giocatore né da manager. Per i Blues si può ormai parlare di crisi profonda. Una doppietta di Heidur Helguson regala al QPR tre punti d'oro sul campo dello Stoke. Super Hoops lontani dalla zona retrocessione, dove rimangono ben radicate Blackburn e Wigan, protagonisti di uno spettacolare quanto inutile pareggio nello scontro diretto in programma al DW Stadium.

IL TOP – In nazionale per il momento è chiuso da Glen Johnson e Kyle Walker, ma Micah Richards ce la sta mettendo tutta per far ricredere Fabio Capello. Contro il Newcastle ha segnato un gol di sinistro – che non è il suo piede – si è procurato un rigore e ha difeso alla grande. Insomma, i Tre Leoni nel ruolo di terzino destro hanno solo l'imbarazzo della scelta.

IL FLOP – Gioco spettacolare pochissimo, mister 50 milioni Fernando Torres più spesso in panchina che in campo, difesa porosa come un pietra pomice – John Terry inizia a mostrare i segni dell'età e David Luiz non è ancora all'altezza – e sconfitte in serie contro le grandi. Fare paragoni con il Chelsea di José Mourinho a Carlo Ancelotti sarebbe quanto mai impietoso, anche perché troppi giocatori della rosa attuale sembrano piuttosto bolliti, però André Villas-Boas per il momento non ha certamente conquistato i cuori dei tifosi dello Stamford Bridge. E già si parla dello spettro di Gus Hiddink.

LA SORPRESA – Nel fine settimana non ci sono stati risultati particolarmente eclatanti, ma continua a stupire come il capocannoniere della scorsa stagione, il bulgaro del Manchester United Dimitar Berbatov, non venga mai utilizzato da Ferguson. Che per lui sia prevista una cessione nella finestra invernale del mercato?

TOH CHI SI RIVEDE – Lo scorso 2 novembre aveva subito un intervento d'urgenza alle coronarie. Harry Redknapp si è subito ripreso e già nell'impegno casalingo degli Spurs contro l'Aston Villa era in panchina a timbrare il cartellino. I suoi ragazzi hanno preferito evitargli qualsiasi patema d'animo, dominando in lungo e in largo gli avversari.

LA CHICCA – Nel 2002-03 lo Swansea City andò vicinissimo al capitombolo nel football non league. Si salvò per un solo punto dalla retrocessione nella quinta serie del calcio inglese. Chi l'avrebbe detto che meno di dieci anni dopo dalle parti del Liberty Stadium avrebbero fatto la loro apparizione i campioni d'Inghilterra e vice-campioni d'Europa del Manchester United? Nonostante il risultato negativo, quella di sabato è stata una partita da ricordare per ogni tifoso degli Swans. Specialmente per i fedelissimi che hanno sostenuto la squadra con la stessa passione attuale anche nelle divisioni minori.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Vi serve un difensore esperto, in grado di compiere prodezze come tre salvataggi sulla linea nello spazio di soli 23 minuti o francobollare senza pietà gli attaccanti avversari? Allora Russell Martin, centrale scozzese del Norwich City, fa al caso vostro. Certo, come denotato nel match con l'Arsenal, non gli chiedete troppo spesso di impostare l'azione...

domenica 20 novembre 2011

Eriksson dà l'addio al Regno Unito?

Avrebbe dovuto riportare il Leicester in Premier, rinverdendo i fasti di Martin O'Neill, quando le Foxes seppero vincere anche due Coppe di Lega. E invece Sven Goran Eriksson al King Power Stadium ha rimediato una cocente delusione, dal momento che è stato esonerato a causa dei troppi passi falsi della sua squadra. Gli è stata fatale la tripletta dell'attaccante del Millwall Darius Henderson, che fino a quel momento in Championship era rimasto all'asciutto. La stagione per lo svedese si era aperta con ben altre premesse. Dopo aver salvato il Leicester 2010-11 (era subentrato in corsa a Paulo Sousa), per la campagna corrente l'obiettivo dichiarato era la promozione nella massima divisione.

Dopo gli alti e bassi con la nazionale, Svennis continua ad aver un rapporto quanto mai controverso con l'Inghilterra. Non ha impressionato a Manchester, sponda City, dove aveva sì condotto il club al miglior risultato in Premier della sua storia, ma anche rimediato cocenti sconfitte come il famoso 8-1 a Middlesbrough (dove si sussurra che i giocatori gli avessero giocato contro). Non meno discussa la sua breve permanenza al Notts County, allora in quarta divisione. Le perplessità, più che sul suo ruolo al Meadow Lane, erano legate alla nuova, oscura, proprietà delle Magpies. Adesso, dopo i disastri con le Foxes, è improbabile che Eriksson possa avere un'altra chance nei campionati inglesi, a meno di clamorose sorprese.

Personalmente non mi mancherà troppo, essendo uno dei manager che non ho mai troppo amato.

venerdì 18 novembre 2011

Primo turno di Coppa

Per chi a un'oretta a disposizione per gustarsi le gioie della FA Cup, sul sito della Football Association ci sono i video con tutti i gol del First Round Proper. Da non perdere le immagini del derby del nord-est tra Blyth Spartans e Gateshead!
Il link è questo: http://www.thefa.com/VideoCentre
Una volta aperta la pagina basta andare alla finestra di destra, sulla parte CUP COMPETITIONS, e il gioco è fatto!

martedì 15 novembre 2011

Pochini...

Per Inghilterra-Svezia di questa sera oltre Manica si parla di solo 50mila spettatori attesi sugli spalti. Un record negativo, da quando il nuovo Wembley ha riaperto i battenti nel 2007. Rimane il fatto che altrove una cifra del genere, per un'amichevole infrasettimanale della nazionale, sarebbe comunque considerata ottima.

venerdì 11 novembre 2011

Ora Sports Direct Arena, poi chissà

Ci aveva già provato un paio di anni fa, senza però troppa convinzione. Adesso invece Mike Ashley ha deciso di fare le cose sul serio e di spedire in soffitta 119 anni di storia ribattezzando il glorioso St James’ Park con il nome di Sports Direct Arena. Il provvedimento del presidente del Newcastle United è però temporaneo, visto che la Sports Direct è la sua compagnia e che il club non dovrebbe ricavare nemmeno un penny dall'operazione. La mossa di Ashley è infatti tesa a far sapere in giro che i naming rights sono in vendita. Chi è interessato si faccia avanti, possibilmente con un bel po' di quattrini.

Insomma, si vuole imitare quanto già fatto di recente da Arsenal e Manchester City, anche perché le casse societarie non straboccano di denaro, avanzando la consueta giustificazione che con tale provvedimento “il Newcastle United a breve sarà autosufficiente in termini finanziari”. E i tifosi? La Toon Army è da anni in conflitto aperto con Ashley, cui non perdona una valanga di errori, una gestione “opportunistica” e la colpa di aver fatto precipitare la squadra in Championship tre stagioni fa. La svendita di un pezzo importante di storia del club come il nome ultracentenario dello stadio ha già suscitato molte prese di posizione negative. È proprio vero, sul Tyne non c'è mai pace. Anche quando la squadra è protagonista di una delle migliori partenze in campionato nell'arco di qualche decennio, spunta sempre fuori qualche episodio controverso a destabilizzare l'ambiente...

mercoledì 9 novembre 2011

London Calling


E' andato in stampa lunedì, e sarà dunque in libreria a breve, "London Calling", scritto per la Bradipo Libri in collaborazione con l'amico Max Troiani. Si parla tanto di Arsenal e tantissimo di Londra, ovviamente. Un enorme ringraziamento a Massimo Marianella per la sua disponibilità e la sua splendida prefazione.

martedì 8 novembre 2011

ll Punto sulla Premier – Il Liverpool fuori dalla lotta per il titolo?

I Reds già staccatissimi dalla vetta. United, City e Chelsea vincono di misura. Molto bene Tottenham e Newcastle.
Il pareggio interno con lo Swansea sembra regalare uno dei primi verdetti della Premier 2011-12: per la ventiduesima stagione di fila il Liverpool non si aggiudicherà il titolo di campione d'Inghilterra.

COS'E' SUCCESSO – Non crediamo che sia troppo prematuro affermare che il club dell'Anfield Road non sia più in corsa per il primo posto. Troppo il valore degli avversari, troppi 12 punti da recuperare già a questo punto dell'annata e, come se non bastasse, troppa l'incostanza di Suarez e compagni, come lo scialbo 0-0 con gli ottimi Swans certifica abbondantemente. Decima vittoria su undici match del Manchester City, che al Loftus Road è protagonista dei uno degli incontri più belli di questa edizione di Premier. La compagine allenata da Roberto Mancini nei primi 35 minuti ricorda molto il City rinunciatario e poco intraprendente dell'anno scorso, poi si scatenano Edin Dzeko e David Silva e i problemi svaniscono in un sol colpo. Onore delle armi per un bellissimo QPR, a tratti anche sfortunato. Non entusiasmano ma vincono sia il Manchester United con il Sunderland – cadeau dell'ex Wes Brown – che il Chelsea sul campo del disastrato Blackburn. Inarrestabile il Newcastle, che infligge le quinta sconfitta in sei match all'Everton. Toffeemen che flirtano pericolosamente con la zona retrocessione. Il ventinovesimo goal nel 2011 di Robin Van Persie spiana la strada all'Arsenal contro il West Bromwich Albion. I cugini del Tottenham vincono un altro derby, dopo quello con il QPR, passando con autorità al Craven Cottage, vendicando così lo 0-4 nella scorsa FA Cup . A Rafa Van der Vaart non è riuscita l'impresa di segnare per la sesta partita consecutiva. Poco importa, il 3-1 al Fulham avrà risollevato, e di molto, l'umore di Harry Redknapp, operato al cuore nel corso della settimana appena trascorsa. Anche a lui, come al nostro Antonio Cassano, auguri di pronta guarigione!

IL TOP – Come dicono in Inghilterra, David Silva è l'unsung hero del Manchester City. Tutti parlano delle magie degli attaccanti, ma sono le intuizioni, gli assist e le accelerazioni dello spagnolo che stanno giocando un ruolo fondamentale nella fantastica stagione dei Light Blues. Con il QPR ha pure trovato un goal da centravanti di sfondamento, che volete di più?

IL FLOP – Detto del Liverpool, un team in grandissima difficoltà è senza dubbio il Wigan. Lo scontro diretto perso con il Wolverhampton si potrebbe rivelare uno dei punti di svolta – in negativo – di una campagna che ai Latics finora ha dispensato solo delusioni. Le sconfitte consecutive, dopo i tre risultati utili iniziali, ammontano ora a otto. Troppe, per un club che ambisce a salvarsi per la sesta annata consecutiva.

LA SORPRESA – E' vero, lo Stoke City patisce molto gli impegni infrasettimanali, ma il roboante 5-0 con cui il pericolante Bolton ha umiliato i Potters è uno dei risultati di spicco della giornata. Soprattutto perché i Trotters quest'anno non avevano praticamente mai mostrato il gioco brillante e di qualità che li aveva caratterizzati l'anno passato. Che Owen Coyle abbia finalmente trovato la medicina giusta?

TOH CHI SI RIVEDE – Aaron Lennon era reduce da un periodo nero, sia in nazionale che nel Tottenham, dove Redknapp non sempre lo ha impiegato con continuità. La rete di pregevole fattura nella stracittadina contro il Fulham potrebbe ridargli la fiducia necessaria per un tanto atteso revival.

LA CHICCA – Per festeggiare i 25 anni di carriera di Alex Ferguson alla guida dello United, il club gli ha intitolato una tribuna, abitudine molto britannica come quella di erigere statue in onore dei grandi della storia di un club. Quasi scontato che a breve a Ferguson toccherà anche una statua. Sarà perché ha fatto vincere ai Red Devils la bellezza di 37 trofei?

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Piedi educatissimi e grande visione di gioco, il costaricano Bryan Ruiz è un talento assoluto, che molto probabilmente sarà impiegato sempre più spesso dall’allenatore del Fulham Martin Jol.

domenica 6 novembre 2011

Omaggio ad Alex Ferguson, la leggenda vivente dello United

Versione riveduta e corretta di un pezzo scritto qualche tempo fa.

Forse non tutti sanno che il tecnico più vincente della storia del football britannico ha rischiato di finire anzitempo la sua carriera sulla panchina del Manchester United. Non esiste una versione ufficiale, ma è ragionevole pensare che se Alex Ferguson non fosse riuscito a condurre la sua squadra al successo nella Coppa d'Inghilterra edizione 1989-90, l'allora dirigenza dei Red Devils lo avrebbe licenziato. Nella sua recente autobiografia Bobby Charlton, grande estimatore di Ferguson e dirigente del club per cui ha disputato oltre 600 partite, nega che si sia mai presa in considerazione l'ipotesi dell'esonero, ma in tanti tra gli addetti ai lavori e i tifosi hanno ben altra opinione. Il tecnico scozzese deve quindi il suo pressoché ineguagliabile palmares a quel primo, ormai lontano, trionfo nella competizione più longeva della storia del calcio: la FA Cup.

Non che il cammino per raggiungere l'atto finale della coppa non fosse stato lastricato di difficoltà ed imprevisti. Anzi, i maligni dicono che già la vittoria al terzo turno per 1-0 sul Nottingham Forest avesse evitato a Sir Alex una prematura dipartita dal Teatro dei Sogni. Per non parlare della semifinale contro il piccolo Oldham, vinta al replay dopo un rocambolesco 3-3 nel primo match. Una voglia di cambiamento nella gestione tecnica ci poteva anche stare, visti i risultati mediocri raccolti nelle sue prime stagioni da Ferguson. Eppure il futuro Re Mida del calcio inglese era approdato all'Old Trafford nel novembre 1986 con delle ottime referenze. In Scozia il suo Aberdeen non solo era riuscito a spezzare l'eterno duopolio Celtic-Rangers, ma aveva dato lezione al Real Madrid nella finale di Coppa delle Coppe 1982-83. A Manchester, invece, non pareva in grado di spezzare il sortilegio che voleva lo United incapace di aggiudicarsi il titolo di campione d'Inghilterra dal 1967. La dirigenza era perplessa, i frequentatori della Stretford End (la «curva» dei mancuniani), non ancora invasa dai seggiolini di plastica e irrigimentata da draconiane regole comportamentali, mugugnavano sempre di più. Mettete pure che in quegli anni i dominatori vestivano le magliette rosso brillante degli odiati vicini del Lancashire, quel Liverpool padrone sul suolo britannico e in Europa. Insomma, Sir Alex se la passava male. Il riscatto dei Red Devils doveva passare per quella finale che si giocava nel vecchio Wembley. L'avversario non era dei più temibili: il Crystal Palace. La compagine londinese però si era qualificata battendo in semifinale per 4-3 nientemeno che il grande Liverpool.

La partita decisiva per l'assegnazione del trofeo viene ricordata come una delle più appassionanti nella storia ultracentenaria della Fa Cup. Passato in svantaggio, lo United seppe rimontare grazie al capitano di mille battaglie Bryan Robson e ad uno dei tanti gol del gallese Mark Hughes. L'allenatore del Palace ed ex vecchia gloria del centrocampo mancuniano, Steve Coppell, giocò il tutto per tutto mandando in campo un giovane Ian Wright. Il futuro centravanti dell'Arsenal non solo riuscì a forzare la gara ai tempi supplementari, ma nell'extratime portò in vantaggio la sua squadra, approfittando alla perfezione degli infortuni che avevano privato la retroguardia bianco-rossa di Martin e Pallister. Il primo titolo nella storia delle Eagles londinesi sfumò a soli otto minuti dal fischio finale. Hughes rimandò tutto al replay del giovedì successivo - allora i rigori erano eventualità aborrita, almeno nelle finali. La seconda partita fu brutta, noiosa. Le due squadre avevano una fifa blu di perdere. Nel secondo tempo, in una delle poche azioni degne di nota, il carneade Lee Martin appena ricevuta palla nell'area di rigore avversaria scagliò un destro che non lasciò scampo al portiere del Palace. Per Ferguson era il primo dei tanti giorni di festa nella sua ultraventennale esperienza al Manchester United. I suoi diavoli rossi non si sarebbero più fermati. Già nella stagione successiva, quella del ritorno in Europa dopo i fatti dell'Heysel, trionfarono in Coppa delle Coppe sconfiggendo 2-1 il Barcellona. Poi la lunga teoria di vittorie - dodici in Premier, altre quattro in Fa Cup, quattro in Coppa di Lega, due in Champions League e in Coppa Intercontinentale - che sembra destinata a non finire mai. Per i fan diventa the wizard. Il mago.

Ferguson ha fatto addirittura meglio del suo illustre predecessore e connazionale Matt Busby, quello dei Busby Babes e della prima vittoria in Coppa dei Campioni nel 1968. Magistrali nel saper lanciare giovani campioni appena usciti dal vivaio, i due si differenziano per i caratteri apparentemente opposti. Calmo e pacifico Sir Matt, incazzoso e sanguigno Sir Alex. In realtà sono stati entrambi bravi a gestire le teste calde - Best e Law da una parte e Cantona, Ince e Rooney dall'altra - ma non hanno mai visto di buon occhio i contestatori. Busby se ne liberava in maniera «chirurgica», senza troppe discussioni. Ferguson, invece, non ha mai rinunciato a un acceso scambio dialettico - diciamo così - con il giocatore che metteva in discussione la sua linea. E' così che gente del calibro di Van Nistelrooy, Stam, Strachan, Beckham e a fine carriera anche il fido scudiero Roy Keane hanno finito i loro giorni al «Theatre of Dreams». Per la verità tanta intransigenza Sir Alex la dimostra anche nel campo della passione politica. Anni fa dichiarò al Mirror che i danni inferti alla sua terra di Scozia e all'Inghilterra del Nord dal governo dei Tories a cavallo tra anni Ottanta e Novanta erano stati tanti e tali che lui voterà per sempre Labour. Non a caso in più di una circostanza ha presenziato ad incontri ufficiali del partito, da sempre molto popolare al di là del Vallo di Adriano. Poco importa che i laburisti di oggi siano cambiati in maniera profonda rispetto a quando suo padre si guadagnava la giornata facendo il manovale nei cantieri navali di Glasgow. O quando lo stesso giovane Alex lavorava in fabbrica prima di diventare un calciatore professionista. «Io vengo da una famiglia e da una città working class, quelle sono le mie origini», ama ripetere con orgoglio, anche se venticinque anni di magie all'Old Trafford gli hanno regalato tanta fama ed un conto in banca invidiabile.

martedì 1 novembre 2011

Correva l'anno 1892, da una costola dell'Everton nacque il Liverpool

“Mi avete stufato, mi prendo la palla e il campo e vado a giocare per conto mio”. Ormai John Houlding ne aveva le scatole piene dei suoi colleghi del board dell'Everton. L'ennesimo furibondo litigio gli fece prendere la decisione che avrebbe cambiato la storia del football, non solo sulla Merseyside. Era il 1892, Liverpool poteva contare su uno dei porti più importanti del Regno Unito e di riflesso del Pianeta; l'Inghilterra vittoriana era il cuore di un impero smisurato.

L'Everton, nato nel 1878, era uno dei 12 membri fondatori della Football League e già nel 1891 si era laureato campione nazionale. Insomma, era senza dubbio una delle realtà di spicco del gioco che in Inghilterra stava appassionando le masse e che per molti esponenti della working class era diventato una professione molto meno alienante di un'occupazione da operaio in una fumosa fabbrica o da scaricatore di porto nei docks. Dal 1884 i Toffeemen si esibivano presso l'impianto sulla Anfield Road, di proprietà dell'amico di Houlding John Orrell, il quale affittò l'arena al club dell'omonimo quartiere a ridosso del centro di Liverpool.

Houlding era uno dei personaggi più in vista della città. Proprietario di una fabbrica di birra di grande successo, titolare di un seggio in Parlamento, in futuro sarebbe stato anche Lord Mayor, ovvero sindaco di Liverpool. Sembra che per mere questioni economiche – l'aumento degli interessi sul prestito concesso al club in primis – i dissidi tra il parlamentare conservatore e gli altri membri del consiglio dell'Everton raggiunsero un punto di non ritorno, con scontri durissimi con personaggi quali George Mahon, astemio molto “radicale” e per questo inviso al padrone di una delle brewery più importanti del Paese. I Toffeemen decisero di attraversare lo Stanley Park e farsi una nuova casa al Goodison Park, a Houlding rimase l'allora piccolo stadio di Anfield Road, al quale il facoltoso uomo d'affari diede subito un inquilino nuovo di zecca e dalla denominazione molto poco originale: Everton Athletic.

Per decisione delle massime autorità calcistiche, Houlding fu quasi subito costretto a cambiare nome al “secondo” Everton. Nacque così il Liverpool F.C.

Un club che si rivelò fin dai primi vagiti molto ambizioso. Il braccio destro del presidente, tale John McKenna, fu sguinzagliato a nord del Vallo di Adriano alla ricerca di talenti, che all'epoca in Scozia abbondavano, soprattutto perché lì il calcio non era un fatto di contrasti assassini e anarchia totale, come in Inghilterra, ma di passaggi accurati e dribbling brucianti. Fu così che le grandi scozzesi di fine Diciannovesimo secolo – Dumbarton, Renton e Cambuslang – fornirono il loro tributo di ben 12 giocatori alla compagine non a caso definita “the team of all the Macs”, che era di bianco, blu e azzurro vestita. E sì, perché i futuri Reds il rosso cittadino come colore sociale lo adottarono solo nel 1896. Quando avevano già vinto una Lancashire League e due volte la Second Division del calco inglese. Robetta, in confronto alla messe di vittorie degli anni a venire, allorché un personaggio leggendario come Bill Shankly “made the people happy”. Ovvero fece impazzire di gioia la metà rossa di Liverpool.

ll Punto sulla Premier – L'Arsenal rialza la testa

Finalmente una bella impresa dei Gunners. Quinta vittoria consecutiva del Manchester City, sempre capolista solitario.
I cugini dello United si riprendono almeno un po' dallo shock del derby, violando il Goodison Park. Molto bene Liverpool e Tottenham, il Newcastle clamorosamente terzo da solo.

COS'E' SUCCESSO – Trentanove goal in dieci partite sono un ottimo biglietto da visita per la Premier, che continua sì a vivere del dominio delle due squadre di Manchester, ma propone anche qualche nome nuovo come il Newcastle e la resurrezione dell'Arsenal. Ai Light Blues serve un tempo per prendere le misure dei Wolves, che alzano bandiera bianca solo nei muniti finali della contesa. Match di grande sofferenza per il Manchester United al Goodison Park, dove però i Red Devils capitalizzano sulla marcatura del ritrovato Cicharito Hernandez. Allo Stamford Bridge va in scena lo spettacolo del derby tra Chelsea e Arsenal. I Gunners commettono meno errori e si godono un Theo Walcott straripante. André Villas Boas dovrà lavorare molto per provare inserirsi di nuovo nella lotta per il titolo, dopo i due rovesci consecutivi subiti nelle stracittadine londinesi. Una tripletta di Demba Ba vale il terzo posto in solitaria del Newcastle, che però ora è atteso da un trittico di match di fuoco contro le due di Manchester e il Chelsea. Una sorta di esame di maturità, che le due matricole Norwich e Swansea sembrano essere sul punto di passare, viste le ottime prestazioni degli ultimi tempi. Considerate le pessime notizie sullo stato di saluto di Steven Gerrard, il Liverpool si può consolare in maniera almeno parziale violando il The Hawthorns di West Bromwich contro l'ex dal dente avvelenato Roy Hodgson. Ottima prova del Tottenham contro il QPR e del Fulham nello scontro diretto a Wigan.

IL TOP – Welcome back, Gunners! Dopo un'inizio stagione a dir poco complicato, l'Arsenal è finalmente tornato a mostrare lampi di gioco sopraffino e soprattutto a raccogliere punti pesanti, come i tre strappati al Chelsea allo Stamford Bridge. La difesa, priva di Thomas Vermaelen, palesa ancora molte difficoltà, ma i colpi di classe di Robin Van Persie, Theo Walcott e Aaron Ramsey possono fare la differenza in ogni momento, come si sono accorti i Blues.

IL FLOP – Se giochi contro una corazzata come il Manchester City e sei una “piccola” come il Wolverhampton, puoi anche mettere in conto di prendere tre reti. Però se due barra tre di queste sono da imputare in maniera quasi esclusiva alle papere del tuo portiere – il gallese Wayne Hennessey – c'è di che mangiarsi le mani, specialmente se lo stesso nel primo tempo ha fatto il fenomeno. Menzione d'onore, si fa per dire, per un altro estremo difensore: Peter Cech. Tre goal rimediati con tiri sul primo palo sono tanti. Troppi.

LA SORPRESA – Lo Swansea domina il Bolton, sempre più crisi, e conserva così la sua imbattibilità casalinga, issandosi al decimo posto della classifica. Ma ciò che conforta ulteriormente tutto l'ambiente degli Swans è il rapido adattamento ai ritmi della Premier – cosa che non era per niente scontata – e il notevole livello di gioco espresso dai ragazzi allenati da Brendan Rodgers.

TOH CHI SI RIVEDE – Gareth Bale si è abbattuto come una furia sul malcapitato QPR, rifilandogli la prima doppietta del suo 2011-12. Negli ultimi tempi non sempre era stato all'altezza della sua fama, soprattutto a causa dei postumi di varie botte prese alle caviglie. Ma quando è in forma e non ha problemi fisici sulla fascia non lo ferma nessuno e se riesce a tirare in porta diventa letale. Chiedere a Paddy Kenny per credere.

LA CHICCA – In estate sembrava fatta per il passaggio di Demba Ba allo Stoke. Poi non se ne fece più nulla, per presunti problemi fisici dell'attaccante senegalese. Una volta messo sotto contratto dal Newcastle, indovinate Ba ha chi ha segnato la sua prima tripletta in Premier...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Al Sunderland è costato un mucchio di quattrini: otto milioni di sterline, che potrebbero salire fino a dodici qualora il giovanotto si faccia valere nei prossimi quattro anni. Solo in presenza di un'offerta irrinunciabile l'Ipswich si è privato di un talento offensivo come quello di Connor Wickham, un lungagnone dai piedi buoni che sabato ha segnato il primo goal in Premier della sua carriera. Ci sbaglieremo, ma siamo disposti a scommettere che ne aggiungerà molti altri al suo record personale.

Mea culpa

Quando Alan Pardew arrivò a Newcastle in sostituzione dell'appena licenziato Chris Hughton, fu uno dei primi a sparare ad alto zero sulla dirigenza del Newcastle e a non credere che l'ex manager del West Ham potesse produrre dei risultati positivi. Evidentemente mi sbagliavo e, a giudicare da come stanno veleggiando in alto i Magpies, pure di parecchio...